La mentalità agricola delle SCORTE

Da mesi, come ben sapete tutti, la situazione internazionale è molto critica.

Dopo le gravi difficoltà del fenomeno pandemico, guerra e rincaro delle materie prime rischiano di mettere in ginocchio l’economia di molti Paesi.

Da tanto tempo peraltro c’è un problema di approvvigionamento, soprattutto in alcuni settori ma comunque generalizzato. Difficile reperimento di beni e materiali, aumento di costi e prezzi, preoccupano tutti. Così come allarmano siccità e scarsità di risorse idriche.

Ogni Azienda, ogni territorio, ogni ramo economico, ogni Paese è chiamato a fare i conti con scenari sfavorevoli, scivolosi, incerti. Molte produzioni sono ferme, rallentate o completamente in subbuglio. Anche fare programmi, previsioni, investimenti e pianificazioni è diventato un’impresa ardua.

Noi a onor del vero non abbiamo patito subito e drammaticamente l’impatto.

Non siamo stati immediatamente spiazzati dalle carenze, dai ritardi o dai rialzi.

E questo in virtù di un’abitudine consolidata.

Una di quelle vecchie consuetudini che si tramandano.

Principi e pratiche che sono un costante riferimento.

Parliamo della mentalità agricola delle SCORTE. È la cultura dei contadini, è la previdenza di chi nasce e vive in campagna, è l’idea che in tempi buoni si debba pensare a quelli cattivi, è il concetto di prudenza e lungimiranza. È il rispetto della natura e della vita, che nessuno deve illudersi di poter governare sempre.

Per nonno Flavio, papà Giovanni e zia Enrica è normale fare scorte, avere una riserva cui attingere, non sedersi sugli allori, non dare per scontate le possibilità.

Dalla saggezza della terra e di un’azienda agricola c’è sempre da imparare.

Non può mettere al riparo da tutto, certamente, ma almeno insegna a non sprecare, a fare buon uso di ciò che si ha, a comportarsi come l’accorta formica.

Gianluca